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Le figlie perdute della Cina

 
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BUBBOLINA
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MessaggioInviato: Mer 15Giu11 17:59    Oggetto: Le figlie perdute della Cina Rispondi citando

Le figlie perdute della Cina

La giornalista e scrittrice Xinran racconta il dramma di un Paese che, per lungo tempo, ha costretto le madri a separarsi dalle loro bambine

di Elisabetta Ambrosi · 14 giugno 2011




«Cos’è l’amore materno? Cos’è normale? Lei è mai stata in quei villaggi? Ha visto che vita miserevole fanno le bambine? È solo una fortuna se sopravvivono! Se queste bambine possono andare a vivere in famiglie occidentali ed essere felici, è molto meglio così». Lo sfogo di una donna cinese, costretta a separarsi da sua figlia, risuona nella sua ascoltatrice, la giornalista e scrittrice Xinran, come un dolore conosciuto. Pur essendo nata da una famiglia benestante, le storie che ha ascoltato in giro per il suo paese, e che ora sono raccolte nel commovente libro Le figlie perdute della Cina (ed. Longanesi), sono anche la sua storia. Quella di una donna non amata dalla propria madre, a causa di un modello educativo che anteponeva lo stato alla vita. Quella di una madre che ha cercato di prendersi cura di una seconda bambina abbandonata, e non lo ha potuto fare – perdendola per sempre in un orfanotrofio sparito all’improvviso – a causa di una politica che perseguitava chi cercava di avere un secondo bambino da amare.

L’olocausto bianco
«Quando cerco di raccontare ciò che ho visto, molti non riescono a credermi», ci dice Xinran, una donna sorridente e minuta, che proprio oggi sarà al festival di Massenzio di Roma. «Eppure sono stati i miei occhi a vedere le vasche a due livelli utilizzate per lavare il neonato se maschio, e affogarlo se femmina. Perché nelle campagne della Cina occidentale, la miseria e l’ignoranza, unite alla politica governativa del figlio unico, avviata nel 1981, hanno generato uno sterminio». Quello di cento milioni di bambine, di cui nessuna statistica ufficiale conosce il destino. Le più fortunate, una minoranza, sono state adottate quando la Cina si è aperta alle adozioni internazionali. Le altre, invece, abbandonate in orfanotrofi senza risorse, oppure soppresse alla nascita. Nel silenzio del loro paese e dell’Occidente.

Il dolore più grande
Quello di Xinran non è un libro documentario su ciò che è successo, anche se le storie raccontate esemplificano, come in triste catalogo, il destino delle bambine cinesi e delle loro madri. La fondatrice dell’associazione The Mother’s Bridge of Love, che si occupa di creare un ponte culturale tra la Cina e i paesi che hanno adottato le sue figlie, parla soprattutto di dolore. Quello più assoluto, quasi il prototipo di tutti gli altri, generato dalla separazione violenta di un neonato dalla donna che lo ha generato. «Gli esseri umani sono gli animali più emotivi del mondo. Già la perdita di una cosa piccola che ci piace o a cui teniamo – una penna, un libro, una borsa – può farci provare dolore e ansia. Provi a immaginare quanto non debbano essere più profondi i sentimenti di una madre che ha portato nel suo grembo una creatura per nove mesi, chiedendosi per tutto il tempo come sarà. Non può fare a meno di pensarlo e non può nemmeno fare a meno di provare dolore».

Un trucco per aggirare il silenzio
Alla sofferenza delle madri, e al loro senso di colpa, fa da sfondo una realtà economica e sociale spaventosa, di cui l’occidente quasi nulla ha voluto sapere. Quella delle campagne cinesi, dove, ancora negli anni Ottanta e Novanta, la fame era uno spettro reale e nutrirsi un’impresa. Quello di orfanotrofi provvisori e senza né cibo né personale. Quella di un apparato statale indifferente al vissuto delle persone, fatto di burocrati, medici, levatrici che, pur non capendo, non osavano contravvenire alle regole e alla pesantissima censura. «Quando ho cominciato un programma radiofonico per la Radio di Nanjing, non sapevo come portare alla luce queste storie. Parlarne direttamente era vietato, e allora dovevo inventarmi modi cifrati, indiretti», spiega. «Ma rompere il muro di silenzio era difficilissimo. Una volta, per sbaglio, salii sull’autobus con un seme di peperone sulla faccia, e una donna mi disse che avevo qualcosa sul viso. Cominciammo a parlare e mi raccontò la sua vita. Da allora, decisi di salire sempre con qualche macchia di trucco sul viso. E così conobbi le storie di molte donne».

Ricordare la verità
Sarebbe consolatorio pensare che le cose, in Cina, siano oggi cambiate e che, proprio come l’Olocausto, lo sterminio delle bambine cinesi sia parte di una memoria pubblica trasmessa alle giovani generazioni, affinché non si ripeta. «In parte è così», dice dolcemente Xinran, «le nuove generazioni rifiutano ogni discriminazione tra maschi e femmine e il movimento di opinione che ricorda ciò che è successo si allarga sempre di più. Però la tragedie delle bambine scomparse è ancora un tabù culturale, di cui ufficialmente si fatica a parlare». E la condizione femminile in Cina, a parte le zone di città, è ancora difficile, tanto che è uno dei pochi paesi al mondo dove le donne si suicidano con più frequenza degli uomini.

Molto, però, si può fare. Ricordare, raccontare, lasciando che il dolore si trasformi in un sostegno attivo, come quello promosso dall’associazione The Mother’s bridge of Love, alle bambine cinesi che vivono all’estero. E soprattutto ricordare sempre a queste bambine, come Xinran non si stanca di fare che «le vostre madri biologiche non vi hanno rifiutato. Semplicemente, non hanno potuto fare altrimenti».


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holly2004
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Gangnam

MessaggioInviato: Gio 30Giu11 14:19    Oggetto: Rispondi citando

Ciao!l'ho comprato ieri sera ma ne ho letto solo poche pagine....vi dirò!!
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Martinatommaso2006
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MessaggioInviato: Ven 19Ago11 23:17    Oggetto: Rispondi citando

Sono a meta'.
Che dire, forse non era il libro giusto x le ferie; impossibile a volte non commuoversi e chiudere il libro x prendere fiato e riflettere.
A tratti molto duro ma realistico. Scritto bene davvero.
Lo leggo un capitolo alla volta perché la sofferenza la si sente sulla nostra pelle.
Molto in evidenza sempre la figura della madre biologica; le sofferenze e il dramma nell'abbandonare le proprie figlie.
Insomma.....bello tosto!
Vi dirò alla fine!
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Martinatommaso2006
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MessaggioInviato: Ven 19Ago11 23:17    Oggetto: Rispondi citando

Sono a meta'.
Che dire, forse non era il libro giusto x le ferie; impossibile a volte non commuoversi e chiudere il libro x prendere fiato e riflettere.
A tratti molto duro ma realistico. Scritto bene davvero.
Lo leggo un capitolo alla volta perché la sofferenza la si sente sulla pelle.
Molto in evidenza sempre la figura della madre biologica; le sofferenze e il dramma nell'abbandonare le proprie figlie.
Insomma.....bello tosto!
Vi dirò alla fine!
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ariel76
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MessaggioInviato: Gio 25Ago11 10:36    Oggetto: Rispondi citando

Avevo già letto qualche recensione di questo libro, che per un po' ho pensato di comprare ma ancora non l'ho fatto.
Avevo anche letto questo post, tempo fa. Ci torno per confrontarmi con voi su qualcosa che mi ha scosso e per sapere la vostra opinione in proposito.

Tornati da pochi giorni da un intensissimo viaggio in Kenya che ci ha definitivamente rapito il cuore, entrando in edicola noto che sull'ultimo numero di "Viaggiando" c'è per l'appunto un reportage su questo meraviglioso paese. Lo compro al volo.

Dopo essermi divorata l'articolo sul Kenya sfoglio la rivista e mi imbatto nella sezione recensioni di libri. Trovo la recensione a questo libro: Le figlie perdute della Cina.
Si chiude così: "Con questo libro, molto più che una semplice inchiesta giornalistica, l'autrice vuol dare voce alle madri cinesi e, nello stesso tempo, far sapere alle bambine adottate che le loro famiglie d'origine non le hanno dimenticate"

Io sono rimasta sbalordita, voi che ne pensate?
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Disponibilità AN+AI 23/4/11, colloquio giudice 13/2/2012, decreto di idoneità 12/4/12, 10/05/2012 mandato ente, 6/06/12 consegna documenti, e ora oooohhhhhmmmmmmm!!!
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rossy&and
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MessaggioInviato: Gio 25Ago11 10:53    Oggetto: Rispondi citando

noi siamo stati in cina

abbiamo visto quei villaggi
ed il modo in cui
ancora nel 2008
in quei villaggi si vive....

abbiamo parlato con la gente
e saputo le cose che ci stanno dietro alla legge del figlio unico...

Parliamo di milioni di persone, per lo più bambine/ragazze/donne che vivono la loro completa esistenza da nonregistrate.... non (ufficialmente) esistenti.... (e quindi tanto meno adottabili....)

Andrea

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Domanda TdM: Apr 2006 - Comunicaz. Decreto: Apr 2007 - Coll Informativo: Ott 2007 - Puzzle: Ott 2007 - ZigZag: Mar 2008 - Mandato: Mag 2008 - Documenti Spediti: Giu 2008 - Art. 15: Ott 2008 - Protocollo: Apr 2009 - Abbinamento: 5 Febb 2010!!! Vanky è nata il: 2 Sett 09!!! Partenza: 16 Apr 2010 Rientro: 16 Mag 2010 ...STRAgioia STRApura...

Asia è nata il 3 Ott 2011


- http://andreaerossella.blogspot.com/ -
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ariel76
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MessaggioInviato: Gio 25Ago11 11:03    Oggetto: Rispondi citando

rossy&and, forse per non sbilanciarmi troppo esponendo il mio pensiero sono stata alla fine poco esplicita...

Sono al corrente della corruzione e del traffico di bambini rubati alle povere famiglie e connesso al circuito delle ado internazionali...il mio sbigottimento è legato alla leggerezza con cui un "critico letterario" possa scrivere un messaggio così esplicito e provocatorio rivolto direttamente alle bambine adottate, insinuando in loro e/o nei loro genitori che una chiunque di loro possa essere stata strappata alla propria famiglia d'origine. Tutto come se fosse acqua fresca. Lo trovo irrispettoso, immorale, superficiale e pericoloso.

Mi vengono i brividi. Con questo non voglio dire che il fenomeno debba essere celato, anzi...però se davvero c'è una realtà palese in questo senso le autorità che si interfacciano con la Cina per le adozioni internazionali dovrebbero prendere una posizione chiara. E' veramente spinoso, il discorso...e io non sono certo una profonda conoscitrice del sistema...però al solo pensiero che un domani mia figlia nata in Cina possa leggere una recensione del genere mentre prende il sole su una spiaggia, mi terrorizza.
Forse ora è più chiaro ciò a cui mi riferivo...
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rossy&and
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MessaggioInviato: Gio 25Ago11 11:28    Oggetto: Rispondi citando

ariel76 ha scritto:
rossy&and, forse per non sbilanciarmi troppo esponendo il mio pensiero sono stata alla fine poco esplicita...

...


Ariel,
il mio intervento non era affatto in relazione al tuo, tanto meno a volerlo contraddire

Era solo il mio commento dopo aver letto l'articolo postato da bubbolina.

Andrea

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Martinatommaso2006
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MessaggioInviato: Sab 27Ago11 00:06    Oggetto: Rispondi citando

Ciao ariel, la frase scritta dal giornalista e da te sottolineata e' esattamente una frase scritta e più volte riportata dall'autrice.
In questo libro x le ragioni dette sopra, le madri biologiche vengono fortemente "giustificate" (uso questo termine ma forse non e' quello più adeguato), comprese nelle loro sofferenze etc etc.
Io non ho adottato in Cina ed effettivamente era una realtà che conoscevo sommariamente.
X questo dicevo in un mio messmprecedente che e' un libro duro. Si parla di infanticidi come fossero quasi un nonnulla, o meglio, vengono descritte come costrizioni etc etc, fatto sta che a volte sono le madri stesse a compierli.

Non lo so, io l'ho terminato ieri e mi ha lasciata un po' perplessa.
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MessaggioInviato: Sab 27Ago11 12:12    Oggetto: Rispondi citando

Martinatommaso2006, grazie della tua impressione diretta. Io sono ancora all'inizio del percorso adottivo, e quando mi chiedono se sono preoccupata dei tempi lunghi cerco di spiegare che ci sono tanti aspetti ben più "preoccupanti" dei tempi...uno degli aspetti che mi impensierisce è proprio quello relativo alla eventuale poca trasparenza e tracciabilità dello stato di adottabilità del bambino. L'assoluta certezza di ciò dovrebbe essere, per noi genitori, il primo presupposto.
Noi coppie siamo però inermi nel flusso burocratico in cui ci troviamo trascinati. Cerchiamo quindi fiducia e trasparenza in chi dovrebbe, per noi, accertare questi delicati aspetti, ovvero nell'Ente e nel Paese estero.

Mi chiedo come si faccia a buttare un tale carico di dubbi sulla coppia che ha adottato...in questo caso si parla della Cina ma sappiamo tutti che non è l'unico Paese in cui le procedure non sono per nulla trasparenti!
Perché gli Enti continuano ad essere operativi con paesi non ratificanti? Perché continuano a portare avanti adozioni con paesi su cui, pur essendo ratificanti, esistono delle zone d'ombra enormi?

Tra i limiti che sto mettendo a fuoco riguardo alla mia/nostra disponibilità c'è quello di non sentirmela di accettare un paese proposto se questo ha zone d'ombra conclamate riguardo trasparenza e tracciabilità dello stato di abbandono effettivo del minore. Ma vi pare giusto che sia la coppia a fare questa scrematura? Non dovrebbero essere gli Enti a farla, a monte?
Siccome non è così, per questo motivo credo che non ce la farei a scegliere un Ente che impone il paese.

Questo libro e tutti i sospetti gravi che girano intorno alla Cina, purtroppo, ad oggi me lo fanno temere fortemente. Mi dispiace molto perché io ho sempre avuto una forte attrazione per la Cina, ma questo improvviso boom di adozioni e le voci che cominciano a circolare mi rattristano e spaventano...

Gli Enti che si interfacciano con la Cina per le AI che tipo di garanzie forniscono alle coppie riguardo alla correttezza dell'iter?
_________________
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