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Adottivi/Naturali: Genitori diversi?

 
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zazie
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MessaggioInviato: Sab 02Mar13 15:19    Oggetto: Adottivi/Naturali: Genitori diversi? Rispondi citando

Dal sito del Corriere della Sera:

http://27esimaora.corriere.it/articolo/adottivinaturali-genitori-diversi/

***

Adottivi/Naturali: Genitori diversi?

di Elvira Serra

Tags: famiglie, libri
Comincia lei: «La svolta decisiva è avvenuta mentre ero in coda per effettuare un secondo/terzo tentativo di inseminazione artificiale… Dopo un paio di giorni eravamo al Tribunale dei minori a ritirare la nostra domanda di adozione. E, credetemi, agli occhi avevo finalmente le prime lacrime di gioia per la mia futura maternità». Prosegue lui: «Sono entrato in clinica con il passo di Alberto Sordi che fa l’americano: sicuro e sorridente. Pochi minuti dopo ero catapultato in sala parto con un camice verde pisello e due medici a me dedicati».

Patrizia Masotti, direttore artistico di un’agenzia di comunicazione a Milano, e Andrea Lucatello, giornalista di Radio Capital a Roma, sono entrambi genitori. Lei di tre fratellini etiopi: Mulu (15), Leta (14) e Alem (11), adottati alla fine del 2005; lui di Alice (15) e Federica (12), concepite in modo «tradizionale». E in Cacao 60%. Famiglia extra intensa mettono a confronto le loro diverse genitorialità.

In realtà è Patrizia a raccontare la sua esperienza, dai primi moduli compilati a penna ai colloqui terrorizzanti con gli psicologi fino al fatidico momento in cui da un cassetto dell’associazione Ciai onlus sono spuntate le foto dei tre bambini, due femmine e un maschio. Segue il viaggio in Etiopia, il primo incontro tra piccoli e adulti, il rientro a Milano, la confidenza presa davanti a uno specchio spalmandosi tutti insieme il borotalco sulla faccia. Più tanti pezzi di giornata, ai quali Andrea replica sempre con brevi resoconti sulla crescita delle sue «ragazze».

«Non avevo ambizioni letterarie, volevo anzitutto fare un tributo ai miei figli, in un’avventura quotidiana mai fatta di risposte giuste o sbagliate, ma di conoscenza reciproca, timori di non essere all’altezza, domande difficili come dopo il suicidio di Habtamu Scacchi, il tredicenne morto suicida poco tempo fa. Una scommessa continua, come lo era poter conquistare la fiducia di Mulu, la maggiore, che fino all’ingresso mio e di mio marito aveva fatto da mamma agli altri due», spiega Patrizia Masotti. Con questo manualetto di sopravvivenza («senza ricetta perfetta») ha voluto dimostrare una cosa:

«Non esistono differenze tra genitori adottivi e “naturali”».

Le differenze, però, ci sono.

«Se c’è un percorso che un padre e una madre biologici non seguono è quello per valutare la propria capacità di genitori. Mentre su quelli adottivi c’è un’analisi preventiva per esaminare la loro idoneità a educare, istruire, amare», dice Frida Tonizzo, assistente sociale e consigliera dell’Anfaa, l’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie.

Quando si ama, si ama in modo identico, concordano tutti gli interlocutori. Se il proprio bambino ha la febbre o si è fatto male, l’angoscia è la stessa per ogni genitore. Alcune cose tuttavia non potranno mai essere uguali. Anna Guerrieri, presidente di «Genitori si diventa», prova a chiarirlo: «Io sono “mamma e basta” per i miei figli e viceversa, non conta che non li abbia concepiti io. Ma alcune cose inevitabilmente non saranno mai uguali, a partire dall’attesa: due-tre anni anziché 9 mesi. Un genitore biologico non avrà mai a che fare con i ricordi pregressi sull’altra mamma o l’altro padre».

Queste domande sono normali, assicura la psicologa dell’età evolutiva Anna Oliverio Ferraris, già autrice di Il cammino dell’adozione. «Circa il 40 per cento di chi è stato adottato desidera andare a vedere i luoghi dove è nato. Fantasticare sui genitori biologici risponde a una normale curiosità». Ecco perché parlare delle proprie origini non deve essere un argomento tabù.

«Arriviamo da storie diverse, ma a un certo punto ci siamo incontrati e siamo diventati una famiglia», semplifica lo psicoterapeuta Marco Chistolini, responsabile scientifico di Ciai.

Graziella Teti, anche lei in associazione, sul blog vita.it/mammamia ha raccontato della prima volta che ha riportato in Vietnam sua figlia: «Alcune persone del villaggio la riconoscevano, la salutavano per nome. Non riesco a dimenticare la felicità del suo sguardo, quasi avesse ricevuto una conferma che aspettava: ecco, allora sono vietnamita!».

Si può allora ricondurre a questo il diverso tipo di genitorialità, adottiva e naturale? A un viaggio verso le origini?

Chistolini insiste: «L’aspetto più difficile è costruire un rapporto di fiducia, una relazione di appartenenza reciproca, con bambini talvolta non più piccolissimi che sfidano gli adulti, li mettono alla prova, hanno la convinzione di non poter essere amati e di conseguenza sono diffidenti. Però ci sono anche tanti aspetti di risorsa e di speranza, che vincono sulle incertezze. In definitiva, le dinamiche nei due tipi di famiglia sono le stesse e sono spesso sovrapponibili. La forza del legame è autentica in profondità».

***

Fanno riferimento a questo libro:
http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=813829
Cacao 60% di Patrizia Masotti
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