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CHI ADOTTA I BAMBINI SPECIAL NEEDS ITALIANI ?

 
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valpag
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MessaggioInviato: Lun 11Mag15 10:21    Oggetto: CHI ADOTTA I BAMBINI SPECIAL NEEDS ITALIANI ? Rispondi citando

In questo articolo viene presentata un’interessante ricerca in corso a cui i genitori adottivi, con la solita generosità, possono contribuire rispondendo ad un questionario anonimo in calce all’articolo.

L’Italia è il secondo paese al mondo, dopo gli Stati Uniti, per numero di bambini adottati negli ultimi 12 anni, da quando cioè è entrato in vigore il Trattato dell’Aja che regola le adozioni internazionali di bambini in stato di abbandono.

Il tema delle adozioni internazionali di minori coinvolge molteplici sfere, alcune delle quali molto delicate: quella affettiva, sociale, culturale, relazionale e anche quella economica, ma su quest’ultimo punto non vi sono studi autorevoli, né posizioni governative di sorta, nonostante la rilevanza del tema.

Prima del 2001 la procedura d’adozione era auto-gestita dalle famiglie, col forte rischio di cadere nel traffico di minori e di costose fregature. Dal 2001 la Commissione per le Adozioni Internazionali (CAI) presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri vigila sulle adozioni svolte dalle famiglie all’estero e sottoscrive gli accordi con i Paesi esteri per realizzare il sogno di tante famiglie italiane.

Nel 2013 sono diventati cittadini italiani 2825 minori, provenienti prevalentemente dalla Russia (26%) e dall’Etiopia (11%), seguiti dai paesi dell’est Europa e del Sud America.

Le coppie italiane concludono l’iter adottivo dopo circa quattro anni di attesa, affrontando delle spese su cui c’è molta incertezza e disinformazione. Alcune procedure possono costare meno di 10mila euro, ma non è infrequente sentire storie strazianti costate decine di migliaia di euro.

Molti Paesi stranieri non brillano per trasparenza e correttezza: ne fanno le spese i bambini, che spendono mesi, se non anni negli istituti e le coppie italiane che vorrebbero coronare il loro sogno familiare in tempi certi.

In base alle statistiche pubblicate dalla CAI, il genitore adottivo italiano in media ha oltre 45 anni, un’alta istruzione e vive in una città o Regione di media ricchezza. Il percorso adottivo è talmente impervio che solo i più forti, anche economicamente, riescono a portarlo a termine. Molti si perdono lungo il percorso, fiaccati dall’attesa o decidono di ricorrere ad altre soluzioni, non meno complesse da gestire, come la maternità surrogata. Quello che però salta all’occhio di chi legge le statistiche pubblicate dalla CAI sulle adozioni internazionali è che i genitori italiani, sempre più frequentemente, accettano nel percorso dell’adozione internazionale bambini di età scolare e con patologie (reversibili e irreversibili).

Il primo paese da cui gli italiani adottano è la Russia (oltre un quarto del totale), da cui provengono bambini in prevalenza grandi (oltre i 5 anni) e che nel 45% dei casi hanno un bisogno speciale (una patologia, talvolta anche grave). Il bambino special need rappresenta un nodo fondamentale nel processo adottivo. Nel 2013 il 21% dei bambini adottati con adozione internazionale dagli italiani ha segnalato un bisogno speciale, nel 2012 erano il 14%, una cifra comunque alta. Una tale alta percentuale di adozione di bambini con patologie (reversibili e irreversibili) non si riscontra, invece, nell’adozione nazionale. I presidenti dei Tribunali dei Minori delle Regioni italiane cercano continuamente di far adottare alle coppie bambini con disabilità, handicap e patologie lanciando accorati appelli sulla stampa, con scarsissima fortuna.

Questa incoerenza nella scelta degli italiani all’estero e in Italia alimenta i dubbi sulla trasparenza del procedimento adottivo e ha spinto la professoressa Chiara Oldani, dell’Università degli Studi della Tuscia, ad avviare un ambizioso progetto di ricerca volto a capire quali fattori contribuiscono a determinare le scelte delle famiglie adottive italiane, per giungere a proposte fattive di miglioramento e non per contribuire allo sterile chiacchiericcio.

Tra gli altri fattori, le informazioni limitate, la ridotta trasparenza, l’eccessiva lunghezza del processo adottivo, l’aumento dei costi della procedura di adozione internazionale contribuiscono a produrre un forte squilibrio e infatti le adozioni italiane sono crollate dal 2011 al 2013 di oltre il 20%.

La professoressa Oldani coordina un’indagine che è rivolta alle famiglie che hanno realizzato un’adozione internazionale di uno o più bambini dopo il 2001 ed è finalizzata a studiare la loro esperienza. I dati raccolti sono anonimi; la ricerca non è finanziata dagli enti per le adozioni internazionali, né dalla Commissione per le Adozioni Internazionali, né dai servizi sociali.

Per prendere parte alla ricerca basta rispondere ad un breve questionario cliccando su https://it.surveymonkey.com/s/6ZNPH7B oppure direttamente dalla pagina Facebook Chiara Oldani – Le adozioni di bambini- Ricerca della Tuscia

Il responsabile della ricerca è la prof.ssa Chiara Oldani, docente di Economia Monetaria al Dipartimento di Economia e Impresa (DEIm) dell’Università della Tuscia di Viterbo (coldani@unitus.it, twitter @chiaraoldani).

Fonte www.italiaadozioni.it
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Colloqui ottobre-marzo -Domiciliare 28.1.15
Relazione 13.5 - GO 22.5.- Decreto 18.6.15
Appello 8 luglio 2015
Udienza 3 dicembre 2015
Appello Accolto 17 marzo 2016
AN giugno 2016
Notifica decreto 8 luglio 2016
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MessaggioInviato: Mar 12Mag15 08:25    Oggetto: Rispondi citando

Scusami, ma visto che la ricerca è rivolta a chi ha adottato bambini special need con l'AI, e non a chi ha adottato bambini special need con AN...non sarebbe meglio cambiare il titolo in:
CHI ADOTTA I BAMBINI SPECIAL NEEDS DALL'ESTERO?


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briscola
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MessaggioInviato: Mer 13Mag15 12:43    Oggetto: Rispondi citando

Blue, secondo me la ricerca mira a capire come mai ci sono un sacco di famiglie italiane che adottano bimbi special needs con caratteristiche magari sovrapponibili a quelle dei bimbi che troverebbero "dietro casa". E in questo senso il titolo è provocatorio...
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MessaggioInviato: Mer 13Mag15 13:48    Oggetto: Rispondi citando

Appunto ma perchè molti danno l'assenso ad epatite C in Vietnam ed in Italia no? Sono logiche che non comprendo p
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gigia672
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MessaggioInviato: Mer 13Mag15 14:27    Oggetto: Rispondi citando

Può essere che ci si rivolge all'estero perchè in Italia fa paura il rischio giuridico?
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MessaggioInviato: Mer 13Mag15 21:16    Oggetto: Rispondi citando

gigia672 ha scritto:
Può essere che ci si rivolge all'estero perchè in Italia fa paura il rischio giuridico?

Può essere, ma a parte che il rischio giuridico esiste anche all'estero (in Russia prima di dichiarare l'adottabilità c'è un processo a cui partecipa la famiglia d'origine, e credo che qualcosa del genere ci sia anche in Vietnam..correggetemi se sbaglio ) spesso i bambini special need adottabili in AN sono in istituto da così tanto tempo che il periodo di RG è già abbondantemente trascorso, quindi sono adottabili senza RG..
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MessaggioInviato: Gio 14Mag15 09:27    Oggetto: Rispondi citando

Blue il rg in russia c'è ma fino al passato in giudicato della sentenza, quando arrivi in Italia con il bambino è per sempre. Purtroppo in Italia non è così, rg interminabili ed estenuanti.
Sicuramente per bambini SN in Italia sarà più basso ma a me ha sempre fatto paura e penso che faccia paura a tanti.
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MessaggioInviato: Gio 14Mag15 09:48    Oggetto: Rispondi citando

Però secondo me bisogna anche capir bene di cosa si sta parlando... perché è vero che è difficile trovare famiglie disposte ad accogliere bambini con handicap o gravi patologie ma questo sia in Italia che all'estero. I numeri possono essere fuorvianti perché i bambini che entrano in Italia come special need in grande maggioranza non hanno patologie o handicap gravi ma problemi che vanno dalla labiopalatoschisi alla sindattilia, difetti cardiaci correggibili con piccoli interventi che in Italia si fanno sui bimbi appena nati, forme curabili di rachitismo, anemia, ritardi dello sviluppo piscomotorio legati all'istituzionalizzazione ecc.

Ma se guardate i siti che pubblicano appelli es. AIBI troverete decine e decine di schede di bambini che stanno lì anni senza trovare risposta per adozione di bambini affetti da forme gravi di epilessia, da paralisi cerebrale, cecità, sordità, autismo, ritardo mentale, sieropositività, che sono poi le stesse patologie per cui in Italia si fatica a trovare famiglie.

Cioé non so quanto numeri a parte dato che le AI sono molte di più sia vero che uno disposto ad accogliere un figlio con un problema di salute dovrebbe esserlo più all'estero che in Italia...forse perché i "problemi" di cui si parla in un caso e nell'altro in realtà in buona parte non sono gli stessi.
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MessaggioInviato: Gio 14Mag15 11:21    Oggetto: Rispondi citando

Io aggiungo che alcuni "special needs" esteri probabilmente non sono tali per i tribunali italiani (almeno non per il mio)... se ripenso alla nostra disponibilità poi all'epoca non c'era un questionario dettagliato come invece può capitare sui vari paesi, era solo handicap si/no, rischio sanitario si/no, rischio giuridico sì/no ...
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MessaggioInviato: Gio 14Mag15 11:51    Oggetto: Rispondi citando

gigia672 ha scritto:
Blue il rg in russia c'è ma fino al passato in giudicato della sentenza, quando arrivi in Italia con il bambino è per sempre. Purtroppo in Italia non è così, rg interminabili ed estenuanti.
Sicuramente per bambini SN in Italia sarà più basso ma a me ha sempre fatto paura e penso che faccia paura a tanti.

Boh, io posso solo riportare la mia esperienza: due fratelli SN, che stavano in istituto da due anni. Il loro RG era durato 6 mesi (ricorso della famiglia d'origine compreso).
Quando siamo arrivati noi era già un anno e mezzo che erano adottabili senza RG...e infatti li abbiamo adottati senza RG.
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MessaggioInviato: Gio 14Mag15 13:58    Oggetto: Rispondi citando

Ok ma a noi era stato chiesto esplicitamente di accettare RG o in AN non si adottava, ho accettato per avere il decreto ma appena conferito incarico abbiamo ritirato la disponibilità.
Poi sicuramente ci saranno casi con RG nullo ma non lo sai a priori e io non me la sentivo di rischiare.
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MessaggioInviato: Ven 15Mag15 08:22    Oggetto: Rispondi citando

Sally76 ha scritto:
Ma se guardate i siti che pubblicano appelli es. AIBI troverete decine e decine di schede di bambini che stanno lì anni senza trovare risposta per adozione di bambini affetti da forme gravi di epilessia, da paralisi cerebrale, cecità, sordità, autismo, ritardo mentale, sieropositività, che sono poi le stesse patologie per cui in Italia si fatica a trovare famiglie.

Credo che ci sia però molta ignoranza (proprio nel senso di non conoscenza) in questo campo.
Ad esempio, il ritardo mentale è una delle cose che in genere spaventa di più le coppie.
Il bello (o meglio il brutto) è che si mette insieme nella dicitura "ritardo mentale" un bambino che ha un q.i. 68 con un bambino che ha un q.i.30, quando in realtà le problematiche ci si troverà ad affrontare saranno diversissime...
Sally76 ha scritto:
Cioé non so quanto numeri a parte dato che le AI sono molte di più sia vero che uno disposto ad accogliere un figlio con un problema di salute dovrebbe esserlo più all'estero che in Italia...forse perché i "problemi" di cui si parla in un caso e nell'altro in realtà in buona parte non sono gli stessi.

Puoi spiegarti meglio?
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MessaggioInviato: Ven 15Mag15 09:05    Oggetto: Rispondi citando

Sì sì son d'accordo su quello che dici sulla non conoscenza che vale per il ritardo e per tante patologie.

Il fatto è che se una coppia non dà una certa disponibilità in Italia la mia perplessità è sul fatto che la dia all'estero. Mi sembra molto strano che succeda.

E con la seconda frase confusa che citi intendevo dire che secondo me la ricerca trae conclusioni non corrette perché è vero che ci sono alte percentuali di special need tra i bimbi adottati in AI e molte meno tra i bimbi adottati in AN, ma in realtà se uno va a vedere che tipo di caratteristiche rientrano tra gli special need in AI e cosa si intende per special need in italia in buona parte non si sta parlando delle stesse cose. Quindi a mio parere la maggior apertura a problematiche sanitarie data dalle adozioni estere rispetto a quelle italiane è solo apparente, data da quella percentuale dei bambini in ingresso nelle statistiche CAI segnalati all'estero come SN che adottati in nazionale non avrebbero avuto alcun tipo di segnalazione particolare. Bisognerebbe confrontare le stesse patologie e gli stessi handicap da una èparte e dall'altra per vedere se davvero c'é questa differenza. Non so se mi son spiegata meglio...

Un cosa che mi vien da aggiungere è che gli enti spesso fanno lavori molto approfonditi per colmare il gap di poca conoscenza di cui si diceva prima con seminari medici ecc. che aiutano a capire meglio come affrontare determinate patologie ed handicap o problematiche di varia natura ecc. e fan sì che magari chi ad es. non avrebbe dato prima disponibilità all'epatite, messo in condizione di saperne di più e di capire meglio certe cose dica un sì laddove magari nei colloqui coi servizi e coi giudici di cui si tiene conto per le AN avevano detto dei no. Quindi in parte può essere che una coppia si trovi ad accogliere in AI un bambino con caratteristiche a cui prima di un percorso
di maturazione e consapevolezza avrebbe detto no.
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Fab1405
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MessaggioInviato: Ven 15Mag15 10:43    Oggetto: Rispondi citando

Sicuramente la consapevolezza che arriva durante il percorso per AI aiuta tantissimo. Senza aver sviscerato certi temi per l'AI e aver capito cosa comportano nella vita di tutti i giorni personalmente forse sarei stata in difficoltà quando ci hanno presentato il pregresso medico della pupa in AN...
E non è solo la preparazione sul contesto "medico" ma anche su quello che c'e' intorno (le condizioni di vita di un certo paese, la tipologia di istituzionalizzazione, il percorso di recupero), è un qualcosa che ti dà sicurezza e ti dice "ce la posso fare". Soprattutto spesso hai un percorso più focalizzato, idee più chiare su cosa aspettarti.

Onestamente non è stato così con l'AN. Se penso solo al casino burocratico anche solo per visite e esami medici durante il RG (in quel caso forse meglio non sapere in anticipo và )
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